Apro
un occhio pigro prima della sveglia, disturbata da un suono stridulo. Lo
sguardo vola alla finestra: rondini!
Salto
giù dal letto eccitata. L’Omonero è meno vispo ma, ormai lo so, anche lui non
sta nella pelle.
Si carica, si va.
Il
mare è calmo e sull’acqua una strana, bassa foschia crea uno scenario
piratesco.
Al diving è puro delirio: Scubapro Day. Centosettanta persone da portare in acqua, centosettanta persone che vogliono provare ogni sorta di attrezzatura.
E... se girassimo i tacchi?
La
figlia della Regina Madre impartisce ordini da un walkie-talkie, in giro è un
brulicare di subbi spaesati e guide impanicate.
Ci
si sbeffeggia nei soliti modi.
“Maddai,
ancora con la stagna! Esagerato!”
“Ne
riparliamo quando usciamo! Ahr! Ahr!” ride sguaiato Superpippo.
Mi
infilo a fatica nello spogliatoio – rosa – delle femmine; con un gomito ben
piantato in un orecchio e dopo una serie di frustate al neoprene, riesco ad
entrare nella muta.
Riemergo,
cerco lo sguardo (sbigottito) dell’Omonero tra mille corpaccioni inguainati, lo
trovo, scappiamo verso il porticciolo.
Un’invasione.
E mi torna in mente…
Le
info per arrivare al luogo del Tequinox hanno un buco. L’ultimo punto chiaro è
una trattoria-pizzeria cagata nel nulla della campagna toscana, poi boh.
“Scendiamo
a chiedere. E, già che ci siamo, mangiamo un boccone, che poi sai come va.”
Scegliamo
un tavolino vicino alla finestra, tra famiglie domenicali e bambini urlanti.
Fuori
si ferma un furgone variopinto. Targa francese. Due cyberfanciulli, capelli
rosa e piercing ovunque, entrano e chiedono informazioni per raggiungere il paese
della Festa. Se ne vanno. Pochi minuti e la scena si ripete. E ancora e ancora,
una processione di mezzi improbabili e personaggi surreali. Noi ci godiamo la
pizza e le facce sempre più attonite degli abitanti locali.
Esco a fumarmi una
sigaretta.
Il pizzaiolo e il cameriere:
“L’è
tutt’il giorno che arriva gente assurda! E tutti a chiedere dello stesso posto!”
“Sì.
Han detto che c’è un rave!”
“Un
che? Un rally?”
Ancora
rido. E rido al porticciolo di Nervi, e ride l’Omonero quando, indicando
l’espressione allibita di una coppia di turisti al cospetto dell’esercito di inguainati,
gli dico:”Ti ricordi il Tequinox?”
Montiamo
l’attrezzatura pigiati in un angolo mentre il primo gommone sta per partire. Un
subbo si sbraccia verso una tizia seduta su un muretto accanto a noi:
“Sicura
che non vuoi venire?”
“Certo
che sono sicura! Anzi, se affondate mi fate un favore!”
Al
banchetto dello spaccio Scubapro, un tizio col sottomuta tempestato di patacche
(PADI AOD, RESCUE DIVER, DEEP DIVER, NIGHT DIVER, REDEIPIRLA) chiede di provare
una stagna. Minchia, io sto grondando.
Leggo
la lista dei subbi in gommone con noi. Hanno tutti brevetti superiori. Ottimo:
guida tutta per noi, nonostante il casino si scende in tre. La situazione
migliora un pelo.
Tocca
a noi.
Il
mare è V E R D E.
Di
nuovo.
Penso
a Veliger: “Kinokuzza, fattelo un tuffo dove si vede l’acqua blu, una volta!”
Eh.
“Però
è calmo. Dai, guarda, sembra olio.”
“Sì.
Prima spremitura.”
Ci
ancoriamo alla Targhetta. Giù!
In
realtà è meno peggio di quanto
sembrasse. O, forse, mi sto abituando ai tuffi torbidi.
La
guida mi si avvicina, traffica, mi attacca un moschettone, macheccazz… Oh! Che
carino! Mi ha ceduto la sua torcia!
Eddaiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!
Un nuovo gioco!!!! D’improvviso, ho 3 anni. Scruto in ogni pertugio, un granchio
batte in ritirata, illumino le stelle marine (ROSSE! Sono ROSSE, cazzo, non
MARRONI!), una cerniotta, due vacchette di mare e…
Ooooooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!
Corallo!
Rosso! Con tutti i polipetti bianchi di fuori!
Sono
ipnotizzata, la mano che regge la torcia è insensibile, non me ne andrei più.
Ma è ora di girare le pinne.
Nuvole di castagnole ci circondano, da sotto un
masso si allunga una murena, dentici e saraghi ci salutano mentre torniamo in
superficie.
Sul
gommone:
“Omonero
Omonero Omonero Omonero!!!!”
“Sì,
lo so. Vuoi comprare una torcia!
Perspicace!
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